Prostata: le patologie
Tumore prostata
La neoplasia prostatica è attualmente la neoplasia solida maligna più frequente nell’uomo, costituendo il 15% circa di tutte le neoplasie maschili ed è la seconda causa di morte per tumore nell’uomo, dopo la neoplasia polmonare.
Raro prima dei 45 anni, il cancro alla prostata ha una incidenza che incrementa progressivamente con l’età che quindi ne rappresenta il fattore primario di rischio. Sono infatti più colpiti gli uomini con una età superiore a 65 anni con un picco di incidenza tra i 72 ed i 74 anni.
Altre cause del tumore prostata sono la familiarità, la dieta (sembrano essere fattori protettivi un elevato apporto di vitamina E, di licopene e di acidi grassi omega-3), la razza (quella afroamericana è a maggior rischio di tumore) e lo stile di vita.
Non esiste una prevenzione primaria specifica per il tumore alla prostata anche se sono note alcune regole comportamentali che possono essere incluse nella vita di tutti i giorni: aumentare il consumo di frutta, verdura e cereali integrali e ridurre quello di carne rossa e di cibi ricchi di grassi insaturi. È buona regola mantenere il proprio peso nella norma e mantenersi in forma facendo regolare attività fisica.
La maggior parte dei tumori della prostata sono diagnosticati prima dello sviluppo dei sintomi attraverso lo screening spontaneo con il dosaggio del PSA e la visita urologica.
Come si manifesta tumore alla prostata?
Attualmente non esistono in Italia dei protocolli di screening approvati per capire come riconoscere il tumore alla prostata. Tuttavia le più recenti linee guida suggeriscono una misurazione del PSA a partire dai 40 anni, sulla quale basare poi la tempistica dei successivi controlli.
Il valore del PSA va quindi interpretato individualmente sulla base della storia clinica e familiare dell’individuo, non esistendo un reale valore di “normalità”. Un valore elevato di PSA non è tuttavia sufficiente alla diagnosi di neoplasia prostatica in quanto esistono molteplici condizioni diverse dal tumore che causano un’alterazione del PSA; per tale ragione è necessario sottoporsi ad esami diagnostici più invasivi, il principale dei quali è la biopsia prostatica trans-rettale sotto guida ecografica. Con essa si ottengono campioni di tessuto della prostata tramite i quali è possibile determinare la presenza di cellule tumorali all’interno della ghiandola.
I trattamenti che possono essere eseguiti sono: |
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Prostatectomia radicale laparoscopica robot-assistita (Tecnica Retzius Sparing secondo Bocciardi)
L’elaborazione di questa tecnica, che ormai conta più di 1300 casi eseguiti. Questa tecnica ha permesso di valorizzare i punti di forza della chirurgia robotica garantendo un ottimo risultato oncologico, un basso impatto sulla qualità di vita del paziente con riduzione dei tempi di degenza postoperatoria, e migliori risultati funzionali in termini di recupero della continenza urinaria e dell’attività sessuale. A termine dell’intervento alla prostata NON VIENE POSIZIONATO IL CATETERE VESCICALE (con notevole miglioramento della qualità di vita in convalescenza). Dopo 5-7 giorni viene rimosso il drenaggio sovrapubico e l’88% dei pazienti è già continente. La percentuale di continenza urinaria totale ad 1 anno è del 96%. |
Ipertrofia prostatica
L’iperplasia prostatica benigna (IPB o BPH – benign prostatic hyperplasia), conosciuta anche, in maniera inesatta, come “ipertrofia prostatica benigna”, è una condizione caratterizzata dall’aumento di volume della ghiandola prostatica.
La prostata, aumentando di volume con il passare degli anni, comprime e distorce l’uretra prostatica producendo un’ostruzione che ostacola la fuoriuscita dell’urina.
Le manifestazioni cliniche non sono correlate con le dimensioni della ghiandola: una prostata di piccole dimensioni può provocare sintomi ostruttivi molto più gravi di una prostata dalle dimensioni maggiori. La sintomatologia deriva infatti dalla somma di due componenti:
- quella statica, determinata dalla massa della ghiandola
- quella dinamica, dovuta al tono della muscolatura liscia del collo vescicale, della prostata e della sua capsula.
I sintomi sono di due tipi:
L’ipertrofia prostatica benigna può essere una patologia progressiva, specialmente se non viene curata. L’incompleto svuotamento della vescica può portare all’accumulo di batteri aumentando i rischi di infezioni urinarie ed anche alla formazione di calcoli dovuti alla cristallizzazione di sali nel residuo post-minzionale. La ritenzione urinaria, acuta o cronica, è un’altra forma di progressione della patologia. La ritenzione urinaria acuta è l’incapacità a vuotare completamente la vescica e costituisce una urgenza medica con necessità di posizionamento di un catetere vescicale, mentre quella cronica vede il progressivo aumentare del residuo e della distensione della muscolatura della vescica.
L’ipertrofia prostatica benigna non è in grado di provocare disfunzione erettile, ma le due condizioni spesso possono coesistere nello stesso soggetto.
I trattamenti che possono essere eseguiti sono: |
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Resezione endoscopica |
Adenomectomia chirurgica |
Trattamento di embolizzazione |
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